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gennaio 19, 2016

Intervista a Fab Bellini, G.m.robotologico

Prova, uno, due, tre.
Intervista a Fabrizio Bellini, Gran Maestro Robolotogico (G.m.r.) a cura di Nicola Castellini aka Nick Castle, siamo a Bracciarubate in via cartolari a Perugia nel cuore di Fiorivano le viole, Fabrizio ha appena terminato il consueto appuntamento del giovedì di Robotologica, assemblando, nel suo laboratorio aperto, pezzi utili al confezionamento di prodotti, i robottini, usando colla, plastica, metallo, leghe, e altre preziosità, è notte e piove.
N.c.: Cosa provi in questo momento?
G.m.r.: Uno stato di gran piacevole abbandono.

N.c.: Cosa cazzo rappresenta per te Robotologica?
G.m.r.: una specie di parco giochi dove le giostre te le fai da solo.

N.c.: Cosa intendi per gioco?
G.m.r.: Il gioco è un’attività non finalizzata a una produzione, quello che fai lo fai e basta.

N.c.: Quanto di te c’è nel pensiero trasmutativo di Brizzi? (Ndr: Salvatore Brizzi è scrittore e conferenziere)
G.m.r.: (Ride) Quello che dice Brizzi è del seguire le voci interiori, in questo posso dire che io ho sempre fatto robottini da quando ero bambino, e credo che continuerò a farlo.

N.c.: Tu sei anche fotografo e scrittore. Quanto di te c’è nella suddetta commistione delle arti con Robolotogica? Riesci a sublimare le differenti correnti artistiche, pulsioni o input insite in questo?
G.m.r.: E’ proprio un tentativo di bilanciamento con quella che è un’arte solitaria, la scrittura, come spesso anche la fotografia, per inciso, con quella che è un’arte sociale, Robotologica, che ha bisogno di gente attorno al tavolo da lavoro e di scambi, in sintesi.

N.c.: Puoi spiegare al lettore il tuo concetto personale di lavoro?
G.m.r.: Le persone hanno bisogno di lavorare a cose che amano, questo è lavoro, il resto è schiavitù.

N.c.: Il tuo rapporto col denaro
G.m.r.: Pessimo; ma, come dice Brizzi, il denaro va fatto scorrere per il mondo, mai conservato.

N.c.: Cosa rappresenta, ovvero, che percezione hai del personaggio di Paperon de’ Paperoni?
G.m.r.: Beh, lui per lo meno se la godeva, aveva un rapporto tattile, carnale direi, una sorta di pornocapitalismo, più apprezzabile del nostro patetico postcapitalismo.

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